OCT, un esame diventato insostituibile
Uno strumento fondamentale nella diagnosi delle maculopatie legate all’età essudative
L’avvento dell’OCT in questi ultimi anni ha rivoluzionato il modo in cui gli oculisti affrontano le malattie della macula. Se fino a pochi anni fa si parlava di trattamento eseguito sotto la guida angiografica, in particolare del verde indocianina, oggi per la prima volta si parla di decisione terapeutica guidata dall’OCT.
Per la prima volta dopo più di 40 anni, l’angiografia retinica non è più l’esame con la “E” maiuscola, l’unico in grado di dirci cosa fare, quando e perché.
L’OCT oggi è diventato un esame insostituibile al pari della fluorangiografia, almeno nella diagnosi delle maculopatie legate all’età essudative.
Lo studio PrONTO è stato appena pubblicato sull’ultimo numero dell’American Journal dal gruppo del Bascom Palmer di Miami diretto da Carmen Puliafito.
Lo studio, il cui protocollo è stato disegnato da Philip Rosenfeld, riporta i risultati a 12 mesi di 40 pazienti con CNV secondaria a AMD sottoposti ad una iniezione al mese di Lucentis per i primi tre mesi. La decisione se ripetere il trattamento dopo il terzo mese veniva fatta sostanzialmente in base alla presenza o meno di fluido sottoretinico associato ad una riduzione della acuità visiva o alla riattivazione della CNV. Sulla base del protocollo proposto, sono stati ottenuti risultati simili alle sperimentazioni di fase III del Lucentis, ma eseguendo solo una media di 5,6 iniezioni, con un intervallo libero da iniezioni, una volta asciugata la macula, di 4,5 mesi.
Buona lettura,
Massimo Nicolò
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