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Bevacizumab e Ranibizumab agiscono allo stesso modo?
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Nel Giugno 2007 un paziente maschio di 78 anni affetto da neovascolarizzazione coroideale extrafoveale secondaria a DMLE in OD viene sottoposto a un ciclo di iniezioni intravitreali di farmaci anti-vegf (bevacizumab) (Figura 1, 2 e 3). 

La lesione neovascolare si chiude, le metamorfopsie regrediscono e il visus passa da 6/10 a 8/10 (Figura 4 e 5).

Il quadro clinico rimane stabile fino al Giugno 2010, quando il paziente si presenta lamentando calo del visus (3/10) e metamorfopsie. L’esame OCT mostra la riattivazione della neovascolarizzazione con interessamento della fovea (Figura 6, 7 e 8).

Il paziente viene sottoposto a un secondo ciclo di iniezioni intravitreali di bevacizumab che tuttavia non determinano la regressione della lesione che continua a mostrare segni di attività come si evince dalla fluorangiografia e OCT eseguita a Settembre 2010 (Figura 9, 10, 11 e 12). 

Gli esami mostrano la presenza di una CNV attiva con una significativa componente fibrotica (per cui costituita da tessuto in parte maturo). L’OCT inoltre mostra anche una sottile membrana epiretinica che in realtà era presente già da qualche mese.
Si decide allora di sottoporre il paziente a ciclo di iniezioni intravitreali di ranibizumab che in effetti dimostrano una certa azione nel chiudere la lesione. L’esame OCT eseguito a 1 mese dal secondo ranibizumab dimostra una riduzione dello spessore retinico e un parziale riassorbimento del fluido sottoretinico (Figura 13, 14 e 15).

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Figura 13
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Figura 14
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Figura 15