La nuova frontiera: una terapia efficace per l’atrofia geografica
La nuova frontiera: una terapia efficace per l’atrofia geografica
La terapia dell’atrofia geografica sarà la sfida dei prossimi anni. In questo editoriale il Prof. Felice Cardillo Piccolino analizza il problema atrofia sia dal punto di vista diagnostico che dal punto di vista terapeutico con particolare riferimento alle sperimentazioni in corso.
Prof. Felice Cardillo Piccolino
Fondazione per la Macula, Genova
Che anni formidabili sono stati per la retina e per la macula gli ultimi dieci anni! Innovazioni rilevanti nella semeiotica di imaging (OCT 3, OCT Spectral, autofluorescenza) hanno coinciso con cambiamenti rivoluzionari nel versante terapeutico sia medico che chirurgico. Progressi importanti sono stati fatti nella chirurgia con l’adozione della tecnologia small-gauge che ha semplificato e reso meno invasive le procedure di vitrectomia. Ma questi anni sono stati soprattutto segnati dall’introduzione delle nuove terapie farmacologiche per la degenerazione maculare neovascolare, da cui hanno tratto vantaggio anche altre maculopatie essudative. Dopo la parentesi della terapia fotodinamica, che ha rappresentato una importante svolta terapeutica, almeno concettuale, per averci fatto abbandonare l’approccio distruttivo e mutilante proprio della fotocoagulazione laser, sono arrivati ad esaltarci i farmaci per iniezione intravitreale. Con Avastin e Lucentis abbiamo finalmente potuto offrire ai nostri pazienti una terapia realmente efficace, cioè in grado di migliorare la funzione visiva o almeno di stabilizzarla nella grande maggioranza dei casi.
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