Medicina a taglia unica, ma va bene per tutti?
Si discute sulla necessità di introdurre il concetto di personalizzazione delle terapie
Cari Colleghi,
l’editoriale che vi allego questo mese non è un lavoro scientifico ma un articolo di Peter J. Pitts presidente del Center for Medicine in the Public Interest e visiting fellow del Centre for the New Europe, in passato commissario associato della Food & Drug Administration americana.
Il titolo dell’articolo “Medicina a taglia unica, ma va bene per tutti?” è molto esauriente e credo sia oggi di attualità.
Conosciamo bene le difficoltà che tutti noi incontriamo nel cercare di curare al meglio i nostri pazienti, utilizzando le cure migliori.
Da ormai molti anni abbiamo dovuto fare i conti con la evidence-based medicine derivata dalle sperimentazioni cliniche che costituisce la condizione necessaria e indispensabile per poter testare la sicurezza ed l’efficacia di un farmaco.
Ma la medicina basata sulle evidenze è sufficiente? Oppure è necessario affiancarla ad un nuovo tipo di medicina che oltre a basarsi sulle evidenze si basi anche sulla conoscenza dell’individuo che ci troviamo di fronte e sulla esperienza. Ecco allora che si sta iniziando a introdurre il concetto di personalizzazione delle terapie, perché ogni individuo ha una taglia diversa e non è possibile fargli indossare un vestito confezionato in una unica taglia.
Buona lettura,
Massimo Nicolò
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