Un caso di corioretinopatia sierosa centrale
Un caso di corioretinopatia sierosa centrale
Spesso il trattamento non viene eseguito perchè… ‘tanto guarisce spontenamente’ oppure perchè.. ‘il laser potrebbe essere dannoso’. Questo caso clinico dovrebbe farci rifletter
Caso Clinico: L’importanza di trattare
Paziente maschio 38 anni, affetto da corioretinopatia sierosa centrale da circa due anni.
Visus OD 6/10, OS 10/10
In OD è presente un distacco sieroso del neuro epitelio che sia l’esame OCT (Figura 1) che l’autofluorescenza (Figura 2) dimostrano essere presente da diverso tempo. All’OCT sono infatti evidenti delle granulazioni del neuro epitelio sollevato riferibili a dischi di segmenti esterni degenerati e sfaldati che tipicamente conferiscono il classico aspetto iperautofluorescente all’esame in auto fluorescenza. Nel caso in cui si riesca a indurre il riassorbimento del sollevamento sieroso, è probabile che il recupero visivo sia limitato proprio perché si è verificata una disgregazione della giunzione tra segmento interno ed esterno dei fotorecettori per il perdurare del sollevamento. L’esame fluorangiografico (Figura 3) mostra chiaramente un piccolo difetto dell’epitelio pigmentato retinico a sede extrafoveale, con i tipici segni di progressiva diffusione del colorante, circondato da un alone di lieve iperfluorescenza da difetto finestra.
In OS la regione maculare non presentava modificazioni strutturali. Tuttavia inferiormente alla macula in prossimità del fascio papillo-maculare, l’OCT (Figura 4) metteva in evidenza un piccolo sollevamento sieroso del neuro epitelio anche questo insorto da diverso tempo come dimostrato dalla ampia area di iperautofluorescenza (Figura 5), conseguenza dello sfaldamento dei dischi dei fotorecettori. Anche in OS la fluorangiografia (Figura 6) metteva in evidenza molto chiaramente due piccoli difetti dell’epitelio pigmentato retinico a sede extrafoveale.
Dopo svariate visite al paziente viene consigliato di non sottoporsi a nessun tipo di trattamento laser in quanto in OD la zona da trattare sarebbe stata troppo vicina alla fovea e in OS il sollevamento non interessava la macula e l’acuità visiva era normale.
Dopo avere spiegato al paziente le modalità di esecuzione del trattamento laser e i due tipi di terapia laser a disposizione (argon e PDT), è stato deciso di eseguire un trattamento fotocoagulativo focale in OD e anche in OS. Al paziente è stato spiegato molto chiaramente che lo scopo del trattamento è indurre il riassorbimento del fluido sottoretinico e che probabilmente in OD non vi sarebbe stato un miglioramento visivo a causa della già presente disgregazione dei segmenti esterni dei fotorecettori. In OS il trattamento si rendeva necessario in quanto il sollevamento seppur non molto marcato, stava minacciando di invadere la macula.
Il trattamento fotocoagulativo è stato eseguito utilizzando un fotocoagulatore Pascal. Il punto da trattare è stato individuato eseguendo un confronto digitale dei punti di repere (incroci tra vene e arterie) tra la fotografia a colori e una immagine di una fase precoce dell’esame fluorangiografico utilizzando il software Imagenet 2000 (Topcon) (Figura 7 e 8). Il trattamento laser è stato eseguito utilizzando energie basse appena sufficienti da indurre un lieve sbiancamento della zone trattata.
Il paziente è stato visitato 1 mese dopo il trattamento. In OD il fluido si era completamente riassorbito mentre in OS era ancora presente una piccola falda di fluido sottoretinico che si è completamente riassorbita dopo due mesi. La figura 7 e 8 mostrano l’esame OCT eseguito a 6 mesi di distanza. In entrambi gli occhi il fluido si è completamento riassorbito, tuttavia sono ben evidenti la disgregazione della giunzione tra segmento interno ed esterno dei fotorecettori e le alterazioni dell’epitelio pigmentato retinico.
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